L’home office influisce poco sulla situazione abitativa

È vero che ormai non è più oltre la metà delle persone esercitanti un’attività lucrativa a lavorare da casa, come accadeva nel pieno della crisi. Tuttavia, circa il 40% lavora, almeno in parte, in home office. A titolo di
confronto: prima della pandemia si trattava del 25%. Uno studio condotto dalla società di consulenza EBP, commissionato dall’Ufficio federale delle abitazioni e sostenuto da Cantoni e istituzioni private come Swiss Life, ha analizzato l’influenza del lavoro da remoto sul comportamento abitativo delle svizzere e degli svizzeri. Il risultato: l’aumento del lavoro in home office influenza poco la situazione abitativa e il comportamento pendolare.

Il lavoro non è determinante per la scelta del domicilio

Il motivo? Le decisioni in materia di domicilio non vengono prese principalmente in base al posto di lavoro o al pendolarismo. In primo piano vi sono altri fattori come la vicinanza alla vita urbana, la rete sociale, le attività del tempo libero, il desiderio di maggiore spazio abitativo o la distanza dalla scuola. Va inoltre aggiunto che la struttura decentralizzata della Svizzera e la bassa disoccupazione consentono alla maggior parte delle persone esercitanti un’attività lucrativa di trovare il posto di lavoro adatto nelle vicinanze del proprio indirizzo di domicilio. E i meno fortunati, grazie a buone infrastrutture, sono disposti ad accettare anche distanze più lunghe.

L’home office non scombussolerà la Svizzera

Conclusione: di norma, le persone non si trasferiscono solo per via del lavoro multilocale. Solo se il lavoro viene svolto prevalentemente in home office ci si può aspettare un cambiamento delle preferenze abitative verso la periurbanizzazione e la suburbanizzazione. Tuttavia, anche in tal caso, l’home office non scombussolerà la Svizzera.